È già caos per quanto riguarda l’Eurovision Song Contest 2026. La competizione rischia di saltare: ecco che cosa sta succedendo.
A ospitare la competizione canora europea il prossimo anno sarà l’Austria, dopo la vittoria del cantante JJ con il brano Wasted Love. La città prescelta è stata Vienna, che ospiterà il concorso per la terza volta, dopo il 1867 e il 2015. Le date prescelte sono state già annunciate, con le semifinali che si disputeranno il 12 e il 14 maggio, mentre la finale si terrà sabato 16 maggio al Wiener Stadthalle, la più grande arena al coperto del Paese.

Al di là della location e dei giorni prescelti per la manifestazione, negli ultimi giorni è scoppiato un vero e proprio caos intorno all’Eurovision Song Contest 2026. Gli organizzatori della competizione sono stati messi con le spalle al muro da quattro paesi che hanno minacciato di non partecipare alla kermesse viennese del prossimo maggio. Una presa di posizione netta, che potrebbe allargarsi anche ad altre nazioni europee, le quali potrebbero prendere esempio e decidere di rinunciare a concorrere.
Eurovision Song Contest 2026, quatto paesi minacciano di non partecipare: la drastica scelta
Nelle ultime ore, quattro paesi hanno messo le mani avanti e hanno dato un aut auto agli organizzatori. Parliamo di Irlanda, Paesi Bassi, Slovenia e Islanda, le quali sarebbero pronte a non partecipare alla manifestazione canora nel caso in cui Israele sarà confermato tra le nazioni partecipanti all’evento. Una minaccia dichiarata pubblicamente e che non lascia spazio ad altre interpretazioni.
Il primo paese a prendere posizione è stata l’Irlanda, che si è mossa subito verso il fronte del “no”. L’emittente statale RTÉ ha ufficializzato la propria posizione sostenendo le vittime nella Striscia di Ganza. Già la scorsa edizione Israele aveva richiesto l’esclusione di Israele dalla manifestazione. Anche l’emittente slovena RTVSLO ha seguito la strada irlandese, sottolineando che non avrebbero partecipato nel caso in cui ci fosse Israele.

I Paesi Bassi, già risentiti con l’EBU (Unione europea di radiodiffusione) dopo il caso Joost Klein, l’artista escluso dalla finale di Malmö per un incidente con un membro del team di produzione, hanno ufficializzato la propria posizione con l’emittente AVROTROS. Anche l’Islanda è della stessa opinione degli altri tre paesi, pronti a rinunciare alla partecipazione se Israele dovesse partecipare.
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Dunque, una rivolta storica e senza precedenti, tanto che l’EBU ha deciso di nominare un ex dirigente televisivo per cercare un dialogo strutturato e approfondito con le varie emittenti, con la speranza di trovare una soluzione e tenere insieme un sistema che rischierebbe di saltare. Di certo non è un compito molte semplice, in quanto le tensioni geopolitiche sono sempre più accese e gli organizzatori dovranno affrontare una bella sfida.